L’anatomia umana è affascinante. Così come l’etimologia delle parole. Dentro, all’interno (ἔνδον) l’utero (μήτρα), la sorgente, l’origine. E’ greco antico. Una lingua che spiega la maggior parte dei vocaboli moderni e scientifici che usiamo.

E per un ginecologo come me, che spende la propria professionalità nell’ambito della fecondazione assistita e non soltanto, è molto importante spiegare alle mie pazienti, cosa succede all’interno dell’organo posto al centro del loro apparato genitale femminile.

L’Endometriosi è la presenza di endometrio (il tessuto che riveste la cavità dell’utero) al di fuori della cavità uterina in altre zone del corpo femminile, normalmente nella pelvi (il bacino). Tessuto che ogni mese va incontro a precise modificazioni seguendo il ciclo mestruale, crescendo poco a poco, sfaldandosi e sanguinando con la mestruazione.

E’ una patologia ginecologica frequente tra le donne in età riproduttiva. Si stima infatti che colpisca il 7-10% delle donne in età fertile. E spesso si diagnostica dopo troppi anni.

Differenziare il dolore pelvico dovuto all’endometriosi da quelli riconducibili ad altre patologie della zona rimane estremamente difficile. Ciò perché il dolore dovuto ad impianti di endometriosi nell’addome può essere confuso con un elevato numero di disturbi di diversa origine: gastrointestinali, urinari, muscolo-scheletrici.

I principali sintomi dell’endometriosi sono forti dolori addominali o pelvici, continui o discontinui, spesso associati al ciclo mestruale: è difficile differenziare comunque tra “dolore fisiologico da ciclo” e l’endometriosi. Campanello d’allarme saranno comunque e sicuramente la presenza di sintomi debilitanti che spesso causano l’assenza dal lavoro o dalle lezioni. In tal caso sarà necessario una valutazione approfondita da parte dello specialista.

La dismenorrea (dolore intenso che si associa alle mestruazioni) è sicuramente il sintomo che la maggior parte delle pazienti colpite da tale condizione conosce. La dismenorrea è sempre un sintomo al quale occorre prestare attenzione ed è un campanello di allarme che deve indurre la donna a farsi studiare per poter individuarne la causa. Con la credenza consolidata che le mestruazioni sono sempre dolorose spesso anche i familiari delle pazienti tendono a sminuire un sintomo che non è mai normale e che porta ad un ritardo diagnostico della endometriosi.

Altro sintomo caratteristico è la dispaurenia (dolore a seguito o durante i rapporti sessuali). La dispareunia non è un fenomeno da considerarsi normale soprattutto quando insorge dopo un periodo nel quale i rapporti sessuali sono stati indolori. É un importante sintomo della endometriosi profonda cioè di quella endometriosi che si annida nel connettivo pelvico in genere intorno all’utero basso o alla vagina o tra vagina e retto o tra vagina e vescica.

Ricordo per ultimo ma non per essere meno importante il disagio rettale. Con tale termine si agglomerano sintomi più o meno frequenti quali il tenesmo rettale (falsa sensazione di dover andare in bagno), fitte a livello del retto, difficoltà a stare normalmente seduti o senso di peso posteriore.

Questi sintomi sono spesso indicatori dell’estensione della malattia dai genitali interni (utero, tube e ovaie) alla parte terminale dell’intestino ossia al retto.

Quando la malattie si estende alla vescica spesso la paziente inoltre presenta ematuria o sangue nelle urine.

Mi preme ricordare inoltre che l’intensità del dolore non è in rapporto né all’estensione e/o alle dimensioni delle lesioni endometriosiche, né alla gravità della malattia.

Circa l’origine della malattia (etiologia), i fattori chiamati in causa, oltre ad essere disparati, sono ancora poco chiari. La teoria della mestruazione retrograda, sicuramente tra queste è la più conosciuta ed accreditata. Secondo tale teoria in donne particolarmente predisposte (fattori genetici, immunitari, ecc), durante la mestruazione, una piccola quantità di sangue misto a cellule della mucosa fluisce attraverso le tube nella cavità addominale impiantandosi e dando vita alla patologia.

Particolarmente complessa (e dibattuta) poi, diventa l’inequivocabile relazione esistente fra endometriosi e sterilità. Non a caso il 30-40% delle donne affette da endometriosi va incontro a difficoltà nel concepimento. La malattia può determinare la formazione di aderenze, ostruzioni, alterazioni anatomiche che impediscono fisicamente l’incontro tra ovulo e spermatozoi o l’impianto dell’embrione.

E sebbene l’endometriosi sia riconosciuta quale patologia benigna, l’associazione e la concatenazione assieme al tumore dell’ovaio, è stata già descritta nella letteratura medica, fin dal 1925.

Cosa si fa allora? Si previene, si cura? E come ci si muove per preservare infine le possibilità di fertilità?

In realtà la questione è inevitabilmente più complessa. Gli articoli che riporto a margine, tratti da fonti autorevoli (che vi invito ad approfondire), e dai quali ho estrapolato gli spunti testé proposti, raccontano che bisogna sempre prevenire noie alla propria salute, informandosi. Fin da giovani, magari, conoscendo e conoscendosi meglio.

Per questo motivo è importante rivolgersi al proprio specialista per diagnosticarla, l’endometriosi. La diagnosi su base clinica (che parta appunto dai sintomi di cui sopra) e la visita ginecologica successiva, daranno indicazioni sulle eventualità da localizzare a livello vaginale, retto-vaginale o del collo dell’utero.

L’ecografia transvaginale permetterà invece di individuare con chiarezza eventuali cisti a carico delle ovaie. E se non bastasse la laparoscopia (una tecnica chirurgica mini-invasiva) consentirà di esaminare l’interno dell’addome.

Riguardo ai legami tra endometriosi e fertilità, infine, non è ancora chiaro se la riduzione della riserva ovarica sia una conseguenza diretta dell’endometriosi avanzata. Trarre conclusioni definitive sulla base di informazioni ancora incerte e a tratti contrastanti, in riferimento a studi ancora in corso, diviene assai macchinoso.

La nostra bellezza, in fondo, sta nella diversità che ci rende unici anche nei nostri punti deboli. Un dottore deve restare un riferimento al quale dobbiamo rivolgerci ai primi campanelli d’allarme. Senza trascurare sentori dolorosi.

E forse da qui, al di là della prestigiosa e indispensabile letteratura medica, che si gioca gran parte della partita che affrontiamo sulla pelle che abitiamo e portiamo addosso.

La mia passione, il mio lavoro, lì in mezzo al guado, al servizio del paziente. Altrimenti la deontologia, le belle parole, questo stesso blog, diventano un esercizio di stile.
E un medico serio, una cosa del genere non potrà mai permetterla.

 

 

 

Fecondazione assistita a Salerno, presso il centro di Pma Criagyn.

 

 

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