Approssimativamente il 15% delle coppie presenta difficoltà di concepimento dopo un anno di rapporti regolari e non protetti [1]. Il ruolo degli stili di vita malsani e dei fattori ambientali sulla salute generale è universalmente riconosciuto e le ricerche per determinare i loro effetti sulla fertilità sono ancora in svolgimento. Dal momento che il consumo di alcol è molto diffuso, è importante comprendere i suoi eventuali effetti deleteri sulla salute e in particolare sulla riproduzione umana.
L’assunzione eccessiva di alcol in generale può causare varie patologie croniche tra cui ipertensione, malattie cardiache, malattie epatiche, sanguinamento gastrointestinale, vari tumori (seno, bocca, gola, esofago, fegato, colon), demenza e altri deficit cognitivi, ansia/depressione e disagi sociali ed economici [2]. Al contrario, l’assunzione moderata di alcol, ossia 1 bevanda alcolica al giorno per le donne e fino a 2 al giorno per gli uomini, può essere benefica per la salute [3], riducendo il rischio di ictus, diabete e di malattie cardiache.Secondo dati Istat [4], nel 2014 il 63% degli italiani dagli 11 anni in su ha consumato almeno una bevanda alcolica durante l’anno. Questo tasso è leggermente diminuito rispetto all’anno precedente (63,9%). Dal 2005 al 2014 il numero di consumatori giornalieri è sceso dal 31% al 22,1%, mentre è aumentato il numero di consumatori occasionali (dal 38,6% nel 2005 al 41% nel 2013). Nel 2014, il 50,5% degli italiani dagli 11 anni in su bevono vino, il 45,1% beve birra e il 39,9% beve aperitivi alcolici o liquori. Complessivamente, i comportamenti a rischio nel consumo di alcol (consumo non moderato, consumi di elevate quantità in un periodo di tempo breve – attitudine denominata “binge drinking” cioè bere sei o sette bicchieri di alcolici in un’unica occasione – e il consumo di alcol da parte di giovani tra gli 11 e i 17 anni) riguardano 8,265 milioni di persone, ossia il 15,2% della popolazione.
Gli effetti nocivi del consumo di alcol durante la gravidanza sono ben documentati: l’alcol è in grado di attraversare la placenta fino ad arrivare al liquido amniotico e al feto. Infatti, il feto è tipicamente esposto a concentrazioni più elevate di alcol rispetto alla madre a causa sia dell’accumulo dell’alcol e dei suoi metaboliti nel liquido amniotico sia della ridotta attività enzimatica metabolica fetale [5]. L’effetto nocivo dell’alcol è da ricondurre a un’alterazione della capacità antiossidante, all’aumento dei radicali liberi e delle specie reattive dell’ossigeno con conseguente aumento dell’apoptosi (morte cellulare) nel tessuto cranico/cerebrale fetale.I disturbi dello spettro fetale alcolico (FASD), che sono causati dall’esposizione all’alcol nell’utero, includono una serie di malattie caratterizzate da deficit cognitivi e comportamentali, anomalie craniofacciali e ritardo nella crescita. Mentre gli studi hanno dimostrato che il livello di deficit/difetti peggiora con l’aumentare della dose e del tempo di esposizione, non è stata ancora identificata in modo definitivo una dose o un tempo di esposizione “sicuro” durante la gravidanza [6]. C’è un certo consenso scientifico nel ritenere che oltre la soglia di 2-4 bevande alcoliche a settimana il rischio di abortospontaneo inizi ad aumentare, in particolar modo all’inizio della gravidanza, anche se diversi studi non hanno documentato un aumento del rischio di aborto indipendentemente dai livelli di consumo di alcol [7]. La raccomandazione per le donne incinte è di astenersi totalmente dal consumo di alcol in gravidanza, dal momento che anche le donne che bevono moderatamente hanno un aumentato rischio di aborto, oltre al rischio di FASD anche con limitate assunzioni di alcol.A livello mondiale, i cinque paesi con la più alta prevalenza d’uso di alcol durante la gravidanza sono la Russia, la Gran Bretagna, la Danimarca, la Bielorussia e l’Irlanda, mentre i cinque paesi con la più alta prevalenza di sindrome alcolica fetale (FAS) sono la Bielorussia, l’Italia, l’Irlanda, la Croazia e il Sudafrica [8].
Gli effetti del consumo di alcol sulla fisiologia riproduttiva femminile non sono stati ben delineati a causa della scarsità di studi su questo argomento. Negli studi effettuati sono state riscontrate alterazioni nella regolarità dell’ovulazione e del ciclo mestruale nei casi di prolungata assunzione di alcol [9]. Il consumo eccessivo di alcol è associato all’aumento dei livelli di estradiolo, testosterone e ormone luteinizzante (LH), con livelli superiori riscontrati nelle donne che hanno riportato un recente binge drinking, anche se non risultano significative eventuali disregolazioni del ciclo mestruale [10]. Il consumo eccessivo di alcolici, inoltre, può ridurre la riserva ovarica e la fertilità in generale. La riserva ovarica, che è una misura del potenziale riproduttivo della donna determinata dall’insieme degli ovociti rimanenti, può essere valutata attraverso il dosaggio dei livelli dell’ormone follicolo stimolante (FSH), dei livelli dell’ormone anti-Mülleriano (AMH) e dal conteggio dei follicoli antrali (ne ho parlato in un precedente articolo).In particolare, in uno studio sono stati riscontrati livelli di AMH inferiori del 26% in donne che bevevano eccessivamente due o più volte a settimana rispetto ai bevitori moderati [11]. Ci sono anche ricerche che dimostrano che le donne alcoliste sono maggiormente a rischio di menopausa precoce rispetto alle donne non bevitrici [12]. Al contempo, gli studi sulla relazione tra consumo moderato di alcol e fertilità sono controversi e gli effetti devono ancora essere completamente caratterizzati. Per tale motivo, le donne che ricorrono alla fecondazione assistita dovrebbero essere incoraggiate a ridurre al minimo il consumo di alcol, in quanto anche livelli moderati potrebbero avere un impatto negativo sulla loro capacità di concepire. Anche negli uomini il consumo di alcol può avere effetti sulla fertilità. Alcuni studi sul consumo eccessivo di alcol a lungo termine hanno riportato atrofia testicolare e diminuzione dei livelli di testosterone e della produzione di liquido seminale [13]. Altri studi hanno documentato aumenti dei livelli di gonadotropine e di estradiolo, indipendentemente dalle patologie epatiche, con diminuzione dei livelli di testosterone come risultato costante [14]. L’alcolismo è anche associato a disfunzione epatica, con successivi disturbi ormonali dovuti all’incapacità di metabolizzare gli estrogeni. In aggiunta è stata documentata una diminuzione di tutti i parametri del liquido seminale nei consumatori di grandi quantità di alcol, con azoospermia occasionale (assenza di spermatozoi nel liquido seminale) [15]. L’abuso di alcol è poi notoriamente associato alla disfunzione sessuale, comprendente i problemi di eccitazione e il calo del desiderio, oltre alla disfunzione erettile ed eiaculatoria. Gli effetti del consumo moderato di alcol, invece, non sembrano clinicamente significativi. Pertanto, mentre l’effetto del consumo eccessivo di alcol sugli uomini è conclamato (e in questo caso è opportuno ridurre il consumo di alcol), nel caso dei consumatori moderati, la riduzione del consumo d’alcol dovrebbe essere decisa in base al loro stato di salute generale e non necessariamente in base alla salute riproduttiva. Ci sono prove sostanziali, invece, che testimoniano che il consumo di alcol, anche in quantità moderate, influisce negativamente sui risultati dei trattamenti di procreazione medicalmente assistita (PMA) [16]. Uno studio effettuato su coppie sottoposte a fecondazione in vitro ha riscontrato una diminuzione del 13% nel numero di ovociti recuperati, una probabilità di non raggiungere la gravidanza di 2,86 volte superiore e un rischio di aborto spontaneo 2.21 volte superiore nelle donne che consumavano una bevanda alcolica al giorno in più rispetto alle donne del gruppo di controllo nelle settimane precedenti al trattamento [17]. Lo studio ha anche riscontrato una minore percentuale di nascite quando gli uomini bevevano alcolici nel mese prima del trattamento, in particolar modo quando gli uomini bevevano la settimana prima della raccolta del campione di liquido seminale per la fecondazione in vitro. Un altro studio ha esaminato gli effetti di quantità variabili di alcol assunto all’inizio della stimolazione ovarica per la fecondazione in vitro [18]. Si è osservato un tasso ridotto di bambini nati vivi nelle donne che consumavano 4 o più bevande a settimana rispetto a quelle che ne bevevano meno di 4. Inoltre, nelle coppie in cui sia l’uomo che la donna bevevano 4 o più bevande alcoliche a settimana, il tasso di nati vivi era maggiormente ridotto rispetto a quelle coppie in cui entrambi i partner bevevano meno di 4 alcolici. Pertanto, dal momento che anche livelli moderati di assunzione di alcol possono ridurre il successo dei trattamenti di PMA,bisognerebbe ridurre il consumo di alcol prima di iniziare un trattamento di fecondazione in vitro.La causa degli effetti dannosi sugli esiti della fecondazione in vitro non è stata identificata. Tuttavia, come menzionato in precedenza, il consumo elevato di alcol può causare aumenti nei livelli di estradiolo, testosterone e LH. Inoltre, gli estrogeni vengono metabolizzati dal fegato e l’FSH viene eliminato sia dai reni che dal fegato. Pertanto, alterazioni della funzionalità epatica dovute al consumo di alcol possono comportare un alterato metabolismo delle gonadotropine somministrate nella stimolazione ovarica per la fecondazione in vitro, così come un’alterata risposta estrogenica dei follicoli ovarici alla stimolazione.
Date le conseguenze potenzialmente devastanti per i nascituri, causate dai disturbi dello spettro fetale alcolico, le donne che cercano di concepire, che sono incinte o a rischio per una gravidanza indesiderata dovrebbero essere seguite per quanto riguarda il consumo di alcol. In generale, alle donne dovrebbe essere sconsigliato il consumo dell’alcol indipendentemente dalla quantità, poiché ancora non è stata identificata una “dose sicura” e gli effetti negativi sul feto potrebbero iniziare anche subito dopo l’impianto [19]. Inoltre, le tecniche di fecondazione assistita non dovrebbero essere fornite alle donne che rifiutano o che sono incapaci di minimizzare il loro consumo di alcol [63]. Oltretutto, per motivi psicologici, le donne hanno maggiori probabilità di abusare di alcol se non riescono a concepire dopo l’iniziale valutazione d’infertilità, e dunque dovrebbero essere seguite per quanto riguarda il consumo di alcol durante tutto il trattamento. Alle donne che si sottopongono ai trattamenti di PMA dovrebbero essere consigliato di ridurre al minimo il consumo di alcol prima di iniziare il trattamento, in quanto anche quantità moderate di alcol possono ridurre le possibilità di successo di una gravidanza. Sebbene bere moderatamente non sembra alterare i risultati negli uomini, ai partner maschili dovrebbe essere consigliato di evitare l’alcol per lo meno la settimana prima della raccolta del campione di liquido seminale per la fecondazione in vitro.
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