I pazienti che intraprendono un percorso di fertilità dovranno necessariamente eseguire lo spermiogramma, un’analisi citologica effettuata su un campione di liquido seminale ottenuto per ipsazione.
Molto spesso leggendo i referti non è facile interpretare i risultati e soprattutto è sovente incappare nel classico errore di pensare che dei valori sotto la soglia riportata siano da considerarsi necessariamente come motivo di infertilità. Andiamo però con ordine e cerchiamo di capire per prima cosa da dove originano questi valori soglia e poi cerchiamo di comprenderli al meglio.
I valori che sono riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità si riferiscono a uomini la cui partner ha ottenuto una gravidanza entro 12 mesi di rapporti non protetti. I valori sono espressi in percentili e si prende in considerazione come limite minimo il 5° percentile ossia, solo il 5% della popolazione fertile di riferimento ha valori più bassi di quelli riportati.
A questo punto però bisogna precisare che questi valori devono essere contestualizzati e che non necessariamente se sono sotto la soglia essi siano motivo di infertilità maschile e inoltre, bisogna ragionare tenendo conto di tutti e tre i parametri seminali (concentrazione, motilità e morfologia). Infatti, la scelta del 5° percentile era proprio per creare un limite minimo verosimilmente rappresentativo di una condizione ma, come abbiamo detto, anche valori inferiori non necessariamente sono la causa d’infertilità da fattore maschile entro comunque certi limiti. In un referto di spermiogramma non dovrebbe infatti mai comparire i cosiddetti “indici di fertilità” i quali, in un unico numero, riassumevano i tre parametri seminali e che ora sono considerati non solo inutili da un punto di vista clinico ma addirittura fuorvianti.
Altro aspetto da considerare è che il campione seminale è un campione altamente pleomorfo che tende a variazioni intra-individuali anche del 30%. Questo significa che se lo stesso soggetto esegue lo spermiogramma 1 volta al mese per un anno avrà 12 spermiogrammi con valori non sempre sovrapponibili ma questa è una condizione fisiologica. Inoltre, anche lo stato di salute del soggetto non solo al momento della raccolta del campione ma fino ai tre mesi precedenti può impattare sui parametri seminali (es. febbre alta o assunzione di farmaci) tanto che si è accertato che la qualità del liquido seminale è da considerarsi un buon markers di salute generale del maschio.
Anche i giorni di astinenza dall’ultima eiaculazione sono importanti tanto che si chiede al paziente un periodo di astinenza di 3 – 5 giorni in modo da standardizzare i risultati. Uno studio pubblicato nel 2017 su quasi 2500 uomini ha mostrato come tempi di astinenza più lunghi di 5 giorni avevano un impatto su motilità e vitalità degli spermatozoi e inoltre parametri di funzionalità nemaspermica come frammentazione del DNA e impacchettamento della cromatina erano influenzati negativamente.
Quindi, i parametri seminali convenzionali da soli bastano e descrivere la condizione di fertilità di un soggetto? Tranne in casi in cui i parametri seminali sono notevolmente compromessi è spesso insufficiente per inquadrare lo status di fertilità di un maschio ma si potrebbe necessitare anche di un analisi di II livello come ad esempio il test di frammentazione del DNA o l’impacchettamento della cromatina nemaspermica o anche ricerca delle aneuploidie negli spermatozoi. Tuttavia, un campione di buona qualità è il riflesso di una buona spermatogenesi nel tessuto testicolare ma qualche volta questo binomio salta.
Ecco perché, ritornando alla questione iniziale, la contestualizzazione da parte del clinico esperto in fertilità è fondamentale perché si deve tenere conto anche della situazione clinica femminile e della storia clinica della coppia (ripetuti fallimenti in cicli previ di PMA, aborti, gli anni di infertilità, abitudini e stili di vita). Ultimo ma non meno importante è affidarsi a laboratori specializzati nell’analisi seminologica in cui operano biologi esperti (seminologo e/o embriologo) in particolare in Centri per la fertilità.