Con il passare degli anni, l’età della prima gravidanza si sta spostando sempre più in avanti, soprattutto per ragioni di tipo sociale ed economico. L’Italia è tra Paesi europei con la più alta percentuale sia di donne che hanno una prima gravidanza in età adulta sia di donne che accedono per la prima volta ai trattamenti di procreazione medicalmente assistita (PMA). Infatti il 48,5% delle donne italiane partorisce tra i 35 e i 44 anni (solo il 44,7% di neomamme tra i 25 e i 35 anni), con una percentuale dell’8% di donne che partoriscono al di sopra dei 40 anni (costituiscono il 35,2% delle donne che accedono ai trattamenti di PMA) e un’età media di donne italiane che si sottopongono a tecniche di PMA di 36,8 anni [1] contro una media europea di 34,7 anni. La conseguenza di questa tendenza è l’aumento del numero di donne che accedono ai trattamenti di PMA, dal momento che dopo i 35 anni si verifica una progressiva riduzione della fertilità femminile.

Il rapporto inversamente proporzionale tra l’età e la fertilità è dovuto al progressivo esaurimento della riserva ovarica (ne ho parlato in un precedente articolo), ossia il numero di follicoli presenti nelle ovaie. Gli ovociti si formano unicamente durante la vita fetale e non possono essere riformati. Alla nascita molti ovociti sono già andati incontro ad apoptosi (morte cellulare) e sono presenti tra 1 e 2 milioni di follicoli primordiali [2], numero che si abbassa inesorabilmente a 100.000-300.000 alla pubertà. Il “consumo” dei follicoli è continuo ed avviene anche durante l’assunzione di contraccettivi orali ed inoltre questo fenomeno si accelera con l’età fino a quando il pool di ovociti viene quasi esaurito, lasciando una donna con solo 100-500 ovociti per ovaio, con conseguente menopausa. Già a 30 anni nelle ovaie rimane non più del 15% del patrimonio follicolare presente alla nascita; a 40 anni non rimane più del 5% del numero iniziale. Il numero di follicoli è la causa della durata della vita riproduttiva di una donna; per questo si può distinguere un’età anagrafica da un età biologica: donne della stessa età possono aver una riserva ovarica molto diversa tra di loro. E’ per questo motivo che vi è una grande variabilità nell’età in cui le donne raggiungono la menopausa: il range di normalità della menopausa va infatti dai 40 ai 57 anni.

Un concetto altrettanto importante è che non tutti gli ovociti nelle ovaie sono della stessa qualità. Infatti, la maggior parte degli ovociti in deposito non sono in grado di raggiungere con successo una gravidanza. Molti di essi sono geneticamente anormali e non vengono fertilizzati dagli spermatozoi o genereranno un embrione anormale che degenera rapidamente. In generale si ritiene che gli ovociti geneticamente e strutturalmente più stabili vengono scelti e ovulati nei primi anni della vita riproduttiva, mentre gli altri verrebbero utilizzati negli ultimi anni prima della menopausa, con un aumento del numero di aneuploidie (variazioni del numero di cromosomi), che sono tra le principali cause dell’insuccesso riproduttivo. Gli aborti spontanei e le aneuploidie del feto aumentano quindi con l’età della madre. Ad esempio la Sindrome di Down ha un’incidenza di 1 bambino su 35 se la madre ha superato i 45 anni.

Oltre agli ovociti, oltre una certa fascia d’età peggiora anche la ricettività dell’utero e dell’endometrio. Inoltre dopo i 40 anni aumentano le probabilità di gravidanze extrauterine, malattie ginecologiche, diabete, ipertensione arteriosa e disfunzioni tiroidee.

Secondo l’Istituto Sanitaria di Sanità questi dati scientifici devono anche essere incrociati con un dato statistico: le percentuali di gravidanza diminuiscono nel corso del tempo anche per effetto di una contestuale riduzione dei rapporti sessuali.

Mentre a 23 anni ogni ovulazione ha una percentuale del 28% di trasformarsi in gravidanza, superati i 40 anni tale percentuale si abbassa al 7-8%. Per questo motivo, nel caso si desideri avere un figlio superata una certa fascia d’età, e dopo vari tentativi inconcludenti, una delle scelte più opportune è quella di rivolgersi alle tecniche di PMA. In particolare, aumenta sempre di più il numero di coppie che accede alla fecondazione eterologa con ovociti di una donatrice (ovodonazione), dal momento che il decorso del tempo non ha un impatto decisivo sul buon esito di queste procedure, con uno scarto nell’ottenimento di una gravidanza tra le donne under 35 e le over 35 di solo 8%.

Come riportato nella relazione annuale sullo stato di attuazione della Legge 40/2004 in materia di Procreazione medicalmente assistita (PMA) [1] del 2018, si registra un significativo aumento dell’applicazione delle tecniche con donazione di gameti, sia per l’inseminazione semplice che nelle tecniche di fecondazione di II e III livello, con un aumento dal 2015 al 2016 delle coppie (da 2.462 a 5.450, +121%), dei cicli (da 2.800 a 6.247, +123%) e dei nati (da 601 a 1.457, +142%).

L’età media delle donne italiane che ricorrono alla PMA eterologa femminile è di 41,4 anni, mentre è di 35,2 anni per l’eterologa con donazione di seme. La maggiore età di chi accede alla eterologa femminile (rispetto all’omologa) sembra indicare che questa tecnica sia scelta soprattutto per infertilità fisiologica, dovuta appunto all’età della donna, e non per patologie specifiche.

Se la posticipazione della maternità è correlata principalmente a fattori sociali, lavorativi ed economici, non sono rare anche le condizioni in cui questa sia dovuta ai rischi di varie patologie come la sindrome da iperstimolazione ovarica, il fallimento ovarico precoce in seguito a chemio- o radioterapia, per cause genetiche o per patologie pelviche (endometriosi, cisti ovariche, infezioni ricorrenti). Per entrambi i casi, il progresso delle tecniche di fecondazione assistita ha offerto una valida alternativa: è possibile preservare la fertilità attraverso la crioconservazione degli ovociti, una tecnica che permette di mantenerli in uno stato vitale per il tempo desiderato grazie all’utilizzo di temperature criogeniche (-196°C). Che sia per motivi sociali (social egg freezing) o per motivi patologici, presso il nostro centro Criagyn effettuiamo la crioconservazione degli ovociti, oltre che degli embrioni e degli spermatozoi, affinché ogni coppia che abbia bisogno di rimandare il desiderio di avere un bambino non veda negata questa possibilità.

Bibliografia

  1. http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2762_allegato.pdf
  2. Gandini L, Lenzi A. Biotecnolgie della riproduzione umana. 2012 Dec.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fecondazione assistita a Salerno, presso il centro di Pma Criagyn.

 

 

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